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COP26 di Glasgow: quali risultati?

Le aspettative riposte nella COP26 erano tante, a sei anni dall’Accordo di Parigi e dopo quasi due anni di crisi sanitaria da Covid-19, tutti si aspettavano che ci fosse un effettivo cambio di marcia. Così non è stato, lo confermano le parole di Greta Thunberg e la commozione di Alok Sharma, il presidente della conferenza, reazioni dovute all’esito incerto di un vertice che doveva puntare al rialzo ma che si è concluso con una prospettiva ribassista.

 

I mancati miglioramenti

Durante la COP21 del 2015 erano stati fissati gli obiettivi per il 2030 e il 2050, le nazioni si erano impegnate a presentare ogni cinque anni un rapporto riguardante lo stato di avanzamento nella lotta al cambiamento climatico, il cosiddetto Nationally Determined Contributions (NDCs)[1], questo ha mostrato come non ci siano stati miglioramenti in merito alla riduzione delle emissioni. Secondo i rapporti l’aumento percentuale delle emissioni è pari al 13,7% rispetto al 2010[2], tale aumento porterebbe, entro la fine del secolo, ad un innalzamento delle temperature oltre la soglia dei 2°[3].

Nonostante la deludente performance, durante la conferenza sono solo stati riconfermati gli obiettivi per il 2050. Prospettive non incoraggianti date le alte aspettative che erano state rivolte nella conferenza di Glasgow, soprattutto dando la parola ai PVS[4]. Questa categoria è la più interessata dai cambiamenti climatici, poiché spesso sono i primi a subirne le conseguenze, oltreché ad essere coloro che dispongono di minori risorse finanziare per combatterlo. A tal proposito nel 2009 i paesi sviluppati si impegnarono a finanziare questi paesi con capitali che avrebbero raggiunto i 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020[5]. Gli ultimi dati del 2019 mostrano come il traguardo non sia stato raggiunto e il flusso massimo di capitali ha toccato quota 80 miliardi di dollari. Il rappresentante della Casa Bianca, John Kerry, ha rassicurato sul fatto che quota 100 miliardi sarà raggiunta con molta probabilità nel 2022, grazie anche al maggior finanziamento promesso dal Giappone[6]. Tali aiuti economici si dividono in finanziamenti e aiuti a fondo perduto. Quest’ultima variabile è la meno congeniale ai paesi sviluppati, perché non genera reddito. Di contro, gli aiuti a fondo perduto agiscono sulla mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici[7], riducendo i danni causati dai continui eventi meteorologici estremi.

 

I passi avanti

Tuttavia, durante la COP26 di Glasgow sono stati fatti anche dei passi in avanti. Per la prima volta, dall’istituzione della conferenza, sono stati citati all’interno dei lavori i combustibili fossili. Nelle prime bozze erano stati citati in sede di eliminazione degli stessi come fonte di energia. Successivamente, nel documento finale la parola “eliminazione” è stata sostituita da “riduzione”, su spinta di Cina e India. Questa azione ha determinato il cosiddetto annacquamento degli accordi e ridotto le restrizioni nei confronti delle nazioni. Gli stati capeggiati da India e Cina rivendicano quindi la possibilità di sfruttare quelle risorse, si inquinanti, ma più economiche al fine di proseguire nella loro crescita ed emancipazione, come fecero precedentemente i paesi oggi definiti come sviluppati. I lavori si sono poi concentrati sul rafforzamento e miglioramento del mercato delle emissioni. Come spesso accade in questo ambito, si prende come esempio l’Europa e l’EU Emissions Trading System (ETS)[8].

In sede di COP26 è stato manifestato l’intento di potenziare questo sistema introducendo nuovi metodi bilaterali di contabilizzazione, in questo modo ci sarà una rendicontazione da parte della nazione/impresa virtuosa e da parte dell’acquirente, inoltre parte dei ricavi saranno trattenuti con il fine di finanziare un fondo destinato ai PVS[9]. Questo sistema, però, darà un effettivo contributo solo nel momento in cui il prezzo per tonnellata di CO2 raggiungerà un prezzo uguale o superiore ai 50 euro[10]. Attualmente, in Europa il prezzo si è stabilizzato sui 20 euro per tonnellata.

I lavori della COP26 si sono protratti fino al 13 novembre, ma nonostante l’introduzione di nuove tematiche e il prolungamento delle discussioni, la conferenza non ha raggiunto gli obiettivi sperati e ha rimandato di un anno le discussioni, deludendo coloro che speravano in un cambio di marcia.

[1]Con Nationally Determined Contributions (NDCs) si fa riferimento ad una relazione quinquennale che indica la posizione di ogni stato aderente all’Accordo di Parigi in merito al contributo dato alla lotta al cambiamento climatico. Nello specifico tale relazione valuta i progressi verso gli obiettivi del 2030 e del 2050. Inoltre fornisce la giusta informativa per lo svolgimento dei lavori relativi alle COP.

[2]COP26:Update to the NDC Synthesis Report. https://unfccc.int/sites/default/files/resource/message_to_parties_and_observers_on_ndc_numbers.pdf

[3] Limite imposto durante la Conferenza sul Clima di Parigi (2015).

[4] Paesi in via di Sviluppo.

[5]Copenhagen Climate Change Conference – December 2009. https://unfccc.int/process-and-meetings/conferences/past-conferences/copenhagen-climate-change-conference-december-2009/copenhagen-climate-change-conference-december-2009

[6]La promessa dei 100 miliardi, Sole24ore 5 novembre 2021. https://www.ilsole24ore.com/art/cop26-rabbia-giovani-e-nostro-futuro-e-non-abbiamo-sedia-tavolo-AEfrp0u

[7]Questo tipo di azioni non sono economicamente sostenibili per i PVS, motivo per il quale questi richiedono che i paesi sviluppati rispettino i patti e forniscano le risorse necessarie.

[8] Si tratta di un mercato dedicato allo scambio di quote di emissione da CO2, in questo mercato le nazioni e le imprese virtuose possono vendere i propri crediti di emissione a quei soggetti che eccedono nelle emissioni. Tale sistema è stato implementato con il fine di imporre dei limiti di emissione alle imprese e rendere nel tempo costoso lo scambio di quote di emissione.

[9]La Borsa della CO2, Sole24ore, 13 novembre 2021. https://www.ilsole24ore.com/art/cop26-un-intesa-supplementari-rispondere-sfide-climate-change-AEAgrnw

[10]CHI STABILISCE IL PREZZO DELLE AUTORIZZAZIONI? Focus, 5 novembre 2021. https://www.focus.it/ambiente/ecologia/cop26-mercato-emissioni