Il ruolo dei brevetti come elemento del capitale organizzativo per la competitività delle imprese

Un elemento centrale del capitale intellettuale è senza dubbio il capitale organizzativo: esso rappresenta l’infrastruttura che consente al capitale umano di esprimere il suo potenziale e l’insieme del know-how codificato all’interno della struttura aziendale. Il capitale organizzativo è definito anche con l’espressione “sapienza dell’organizzazione” e ad esso fanno riferimento asset connessi sia alla infrastruttura aziendale (cultura d’impresa, processi di management, strutture tecnologiche, valori aziendali, filosofia manageriale), sia alla sua proprietà intellettuale.
In questo secondo filone rientrano alcune tipologie di asset, tra i quali anche i brevetti, beni intangibili dotati di identificabilità legale, disciplinati dal Codice di Proprietà Industriale, attuato con D.Lgs. 10 febbraio 2005, n. 30 e successive modifiche. Essi rappresentano veri e propri titoli giuridici che offrono al titolare del brevetto la possibilità di usufruire di un monopolio temporaneo di sfruttamento dell’invenzione in un territorio e per un periodo ben determinato. Il termine brevetto è collegato, infatti, al termine invenzione, intesa come una soluzione nuova ed originale di un problema tecnico ed essa può riguardare un prodotto o un processo (metodo, procedimento).

Nell’art. 2585 del Titolo IX del Libro Quinto, intitolato ”Dei diritti sulle opere dell’ingegno e sulle invenzioni industriali” si definisce quello che è l’oggetto del brevetto.
Per essere tale il brevetto deve possedere tre caratteristiche principali:

  • novità: l’invenzione, quando viene depositata deve possedere, pena la non brevettabilità, il carattere della novità, inteso come la non diffusione al pubblico, fino a quel momento, dell’invenzione stessa con una descrizione scritta o orale, con una utilizzazione o qualsiasi altro mezzo.(art. 46 DL 30/2005);
  • carattere inventivo: la tecnologia o il processo devono possedere cioè elementi di innovazione e originalità. Tali caratteristiche sono difficilmente valutabili in termini oggettivi; se a livello Europeo si possono seguire delle linee guida in merito, in Italia invece la domanda di brevetto viene esaminata e valutata soggettivamente, nella sua caratteristica inventiva, da un tecnico, esperto del settore di appartenenza dell’invenzione;
  • predisposizione a fornire risultati industriali immediati: si può fare riferimento sia alla caratteristica dell’utilità del brevetto per la collettività, sia a quella, immediatamente conseguente, di acquisire una qualche forma di vantaggio competitivo sul mercato, derivante dallo sfruttamento del brevetto da parte del titolare (persona fisica o giuridica). Il brevetto, per essere tale, deve possedere quindi la caratteristica dell’industrialità, ovvero, l’invenzione in oggetto deve poter essere fabbricata e utilizzata in qualsiasi genere di industria, comprese quelle agricole (art. 48 DL 30/2005).

Poiché le imprese vincenti ruotano intorno ad idee vincenti e poiché il brevetto non è altro che un’idea vincente giuridicamente tutelata, la competitività dell’impresa dipende anche, in misura direttamente proporzionale, al valore del brevetto.

Tale valore, calcolato tenendo conto dei molteplici fattori interni ed esterni al perimetro aziendale che non rientrano nell’oggetto della presente trattazione, è quindi in grado di essere specialmente oggi, nell’epoca della globalizzazione, una potente leva:

  • di differenziazione, mediante lo sviluppo di prodotti processi e servizi innovativi non standardizzabili e personalizzati;
  • di competitività, determinata da un migliore soddisfacimento delle esigenze dei “nuovi” consumatori maggiormente informati, consapevoli e critici nei processi di acquisto.

Inoltre, la brevettazione di un prodotto/processo/servizio esplicita la propria forza competitiva attraverso:

  • incremento del valore d’impresa: il valore del prodotto/servizio, coperto da brevetto, aumenta e questo processo può essere constatato e sfruttato, per esempio, in fase di cessione del prodotto o processo;
  • reddito dalla cessione di brevetto: l’invenzione brevettata può essere ceduta, dietro un congruo compenso sia alle organizzazioni concorrenti, ma, per limitare gli effetti negativi di tale scelta, anche alle imprese che operano in settori limitrofi;
  • protezione dai concorrenti: possedere un brevetto conferisce ad una impresa la possibilità di creare sia barriere all’ingresso del mercato, sia efficaci strategie di differenziazione dalla concorrenza, aumentando in tal modo la possibilità di godere di una quota di mercato più vasta;
  • qualificazione del prodotto: in termini di incremento dell’immagine che il mercato attribuisce al prodotto coperto da brevetto;
  • opportunità di finanziamento: i venture capitalist infatti hanno maggiore interesse per le imprese in possesso di un vantaggio competitivo derivante spesso dal possesso di un brevetto.

Per attualizzare la portata competitiva del capitale organizzativo e in particolare dei brevetti, in questa contingenza economica di crisi generale dei mercati mondiali, è necessario ricordare le parole pronunciate da Günter Verheugen, Commissario Europeo e responsabile per l’impresa e l’industria:
“non è certo il momento di sospendere gli investimenti in ricerca e innovazione. Essi sono vitali se vogliamo che l’Europa emerga rafforzata dalla crisi economica”.

Tale pensiero è ancora più importante per l’economia italiana, caratterizzata da un patrimonio unico, un patrimonio “Made in Italy” che ci ha resi famosi in tutto il mondo e ha da sempre favorito le nostre esportazioni.

Per tutelare e promuovere tutte le eccellenze del sistema produttivo italiano “Made In” è infatti necessario un impegno costante nella ricerca e sviluppo e nella creazione di prodotti, processi e servizi innovativi, coperti da brevetto.

Occorre quindi una sinergia degli attori istituzionali ed economici, perché da un lato promuovano e dall’altro attuino adeguati programmi finalizzati a:

    1. stimolare lo sviluppo della R&S e dell’innovazione brevettuale delle imprese italiane, facilitando la brevettabilità delle loro idee, al fine conferire ampia tutela contro comportamenti illegali di contraffazione che erodono valore, non solamente alla singola impresa, ma, nel complesso, anche all’interna economia italiana;
    2. favorire meccanismi e azioni per aumentare l’output innovativo nazionale e la competitività del sistema impresa, come, per esempio velocizzare l’iter e diminuire i costi delle procedure di brevettazione ed aumentare le partnership pubblico-privato, per contenere i costi di ricerca e favorire la generazione di studi innovativi. Infatti le principali motivazioni per cui le imprese italiane (specialmente le PMI che rappresentano l’ ‘ossatura’ del nostro sistema economico) brevettano un numero esiguo di prodotti/servizi/processi, derivano essenzialmente dal fatto che esse dispongono di strutture di ricerche e sviluppo troppo poco adeguate e che il costo di brevettazione incide in modo rilevante nella gestione di breve periodo dell’impresa.

    L’articolo è parte del saggio “Intangibles, dalla valutazione alla commercializzazione della proprietà Intellettuale”, pubblicato dal nostro Centro Studi in collaborazione con AIAF (Associazione Italiana degli Analisti Finanziari) sulla rivista AIAF n. 73 Dicembre 2009.
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