Sostenibilità e trasparenza: il ruolo cruciale delle PMI italiane

La CSRD sottolinea come la sostenibilità non sia responsabilità esclusiva delle grandi imprese: responsabilizzare le aziende più piccole e coinvolgerle in una comunicazione trasparente delle informazioni non finanziarie è fondamentale per raggiungere i target europei di sostenibilità


Contesto di riferimento: Green Deal e CSRD

Il tessuto economico italiano è costituito prevalentemente da piccole e medie imprese (PMI) fortemente radicate nel territorio. Le PMI, in qualità di motore del sistema produttivo nazionale, svolgono un ruolo fondamentale nella transizione ecologica del Paese e nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. Non è più possibile affidare esclusivamente alle grandi imprese la responsabilità di promuovere la sostenibilità: è cruciale coinvolgere le PMI in questo percorso affinché l’Italia riesca a soddisfare i target di impatto climatico zero previsti dall’European Green Deal

L’entrata in vigore della direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) ha reso ancora più evidente la necessità di coinvolgere le PMI nell’impegno e nella rendicontazione di sostenibilità. La Direttiva, infatti, estende l’obbligo del reporting delle informazioni non finanziarie anche alle PMI quotate a partire dagli esercizi 2026, con l’obiettivo di incentivare l’integrazione dei fattori ESG anche all’interno delle strategie delle organizzazioni di dimensioni ridotte. 

In tale contesto, per le aziende diventa fondamentale comunicare in modo accurato e trasparente le proprie informazioni ESG all’interno di appositi report (Bilanci di Sostenibilità), i quali, come stabilito dalla CSRD, dovranno essere obbligatoriamente sottoposti a revisione


Prepararsi alla rendicontazione di sostenibilità: la nuova sfida delle PMI quotate

L’esigenza di trasparenza in materia di sostenibilità è sempre più richiesta dagli attori del mercato. Tuttavia, non tutte le società si impegnano nella disclosure non finanziaria, in quanto non soggette al decreto 254/16, attualmente in vigore, che impone l’obbligo della Dichiarazione Non Finanziaria (DNF) alle grandi imprese quotate e grandi banche e assicurazioni, quotate e non, che soddisfano determinati requisiti economico-finanziari (totale di bilancio di € 20 mln o, in alternativa, un totale di ricavi delle vendite e delle prestazioni di € 40 mln) e dimensionali (più di 500 lavoratori). 

Con la CSRD, tale obbligo verrà allargato a tutte le società europee quotate sui mercati finanziari (incluse le PMI), ad eccezione delle microimprese, ed alle grandi aziende non quotate che soddisfino almeno due dei seguenti requisiti: i) fatturato superiore a € 40 mln; ii) patrimonio netto superiore a € 20 mln; iii) oltre 250 dipendenti.

Nei prossimi anni le PMI quotate dovranno munirsi delle competenze tecniche e delle risorse necessarie per redigere report di sostenibilità che rispettino standard internazionali, come quelli GRI (Global Reporting Initiative) e ESRS (European Sustainability Reporting Standards), alcuni dei quali sono ancora in fase di stesura da parte dell’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group). 


Dalla consapevolezza all’azione: le PMI italiane in cammino verso la sostenibilità aziendale

Ad oggi, la rendicontazione non finanziaria delle PMI è ancora insufficiente, ma il rispetto dei criteri ESG è diventato un fattore determinante sia per gli investitori che richiedono la divulgazione di tali informazioni, sia per i risparmiatori desiderosi di creare un portafoglio sostenibile.

La pressione a pubblicare informazioni non finanziarie arriva anche dalle grandi emittenti, attualmente soggette alla DNF ai sensi del d.lgs. 24/16, le quali richiedono ai propri fornitori di condividere i loro risultati ESG, o da aziende che pongono particolare attenzione alla filiera e tracciabilità di prodotto.

Sebbene siano ancora poche le PMI italiane che redigono un Bilancio di Sostenibilità strutturato ed accurato, queste aziende stanno progressivamente comprendendo l’importanza della sostenibilità per soddisfare le aspettative degli stakeholder e differenziarsi nel mercato. Secondo un’indagine sulla situazione della sostenibilità nelle piccole e medie società italiane quotate a Piazza Affari e sul mercato Aim, condotta dall’Osservatorio ESG, nel 2022 il numero di PMI che ha definito e comunicato i propri impegni e/o risultati in ambito ESG sono 146/351 (erano 115/305 nel 2020), dimostrando un trend in crescita.

Tale analisi ha preso in considerazione, a titolo esemplificativo e non esaustivo, i seguenti elementi: le policy ambientali, gli obiettivi e gli impatti ambientali generati; le politiche di genere, i diritti umani, gli standard lavorativi, la composizione della forza lavoro ed i rapporti con la comunità; il codice etico, il whistleblowing, le policy sulla remunerazione per il team dirigenziale legata ai risultati ambientali e sociali; controversie come sanzioni e incidenti sul lavoro.

L’adozione di politiche responsabili e la dichiarazione di impegni di sostenibilità è un punto di partenza per queste imprese. Tuttavia, per contribuire concretamente allo sviluppo sostenibile del Paese, occorre che le aziende integrino la sostenibilità nelle proprie strategie di business e mettano in campo azioni tangibili e misurabili, anche per non correre il rischio di greenwashing


Il valore strategico del Bilancio di Sostenibilità per le imprese

In tale contesto, il Bilancio di Sostenibilità si configura come strumento indispensabile per le organizzazioni, non solo dal punto di vista di compliance, ma (e soprattutto) a livello comunicativo. Un’accurata disclosure ESG, infatti, aumenta la credibilità dell’impresa agli occhi degli stakeholder, inclusi investitori e clienti, favorendo la fiducia e la reputazione aziendale.

Un ulteriore beneficio per le imprese che decidono di avviare un processo di reporting di sostenibilità, è quello di comprendere meglio le proprie performance ESG ed identificare azioni di miglioramento continuo. Difatti, predisporre un Bilancio di Sostenibilità presuppone una serie di attività di analisi, misurazione e monitoraggio che permettono di acquisire maggior consapevolezzadei processi lungo l’intera catena del valore, consentendo di anticipare rischi e cogliere nuove opportunità.  


La sostenibilità come opportunità di crescita per le imprese e per il Paese 

La transizione verso modelli di creazione di valore sostenibile è una delle sfide più importanti e complesse che si trovano a fronteggiare le organizzazioni economiche. Alla luce delle recenti normative (CSRD) e dei target europei previsti dal Green Deal, le piccole e medie imprese italiane non possono più posticipare l’adeguamento di strategie, processi ed investimenti in ambito ESG

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Le piccole e medie imprese possono apportare un contributo significativo alla crescita sostenibile dell’Italia grazie alla loro flessibilità, capacità di adattamento e radicamento nel territorio. Attraverso l’adozione di pratiche sostenibili, come l’efficienza energetica, la gestione responsabile delle risorse e l’innovazione ecologica, le PMI possono ridurre l’impatto ambientale, generare occupazione e promuovere uno sviluppo equilibrato

La rendicontazione di sostenibilità rappresenta un passo imprescindibile nel percorso verso lo sviluppo sostenibile, specialmente grazie all’impatto della CSRD. In tale contesto, le PMI italiane, ed in particolare le PMI quotate, possono dimostrare di avere le capacità di anticipare la normativa e di allinearsi tempestivamente alle richieste del mercato. Questo implica acquisire le competenze tecniche e le risorse necessarie per avviare un processo di reporting organizzato e preciso.


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